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Cuore di carta

Cuore di carta lucasajeva.com
Titolo: Cuore di carta

Pubblicato da :Luca Sajeva

Data Pubblicazione:12 Marzo 2020


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Sinossi
Un libro scritto dopo una dolorosa separazione in cui ho provato emozioni molto intense e cambiamenti fisici che mi hanno portato a scrivere queste pagine in cui riverso la sofferenza e il dolore di quel periodo, un periodo che forse non ha mai avuto fine e che mi porterò dentro per sempre come l'amore per quella ragazza che non è più con me.

Estratto

Note Dell’autore

Ho scritto queste pagine per ricordare un amore , l’unico amore della mia vita. Potrà sembrarvi assurdo che la mia prima relazione sia l’amore della mia vita, ma è così. Lo sento dentro come fosse una verità imprescindibile.

Forse un giorno leggendo queste pagine dopo la mia scomparsa , anche lei si renderà conto di quanto l’amassi. In queste pagine c’è molto dolore e molta sofferenza. Sento le mie ossa, le mie carni e il mio cuore indebolirsi, ma vado avanti con la scrittura fino alla fine.

Fino a che ogni ricordo non sarà impresso su questi fogli che ora leggerete. Mi manca molto e la sua assenza è qualcosa che per me è insopportabile. La sua voce , le sue risate , le sue battute e la sua dolcezza mancano profondamente. Sento un gran vuoto che niente e nessuno potrà colmare, neanche lei se dovesse tornare.

Amo e ho amato tanto quella dolce “Scimmietta” dal dolce cuore ed ora non mie rimasto altro che scrivere questi ricordi. Un giorno , anche chi mi ha detto che troverò l’amore dopo di lei, si renderà conto che quelle parole non hanno senso.

Lei era l’unico amore e l’unico mio conforto nella vita.

Buona lettura di un amore perduto.

L’inizio della fine

Mi guardai in quello specchio e vidi un volto che non mi apparteneva. Emaciato e stanco, provato dalla sofferenza che albergava nel mio cuore, mi sdraiai sul letto, guardai verso quel posto ormai vuoto e con una piccola lacrima che scendeva lungo il mio volto, dissi «Buona notte amore mio!»

Ogni notte, da ormai sette mesi, compivo quel gesto ormai entrato a far parte di quelle cose che facevo prima di andare a letto, come lavarsi il viso, i denti e indossare il pigiama. Sapevo bene che non era una cosa giusta verso di me rimanere ancorato a lei, ma l’amavo ancora molto e non riuscivo a staccarmi. Ogni notte, dopo aver dato la buona notte al suo ricordo, le lacrime scendevano copiose e dolorose lungo il mio volto fino a che, stremato, non mi addormentavo. Giorno dopo giorno compivo sempre le stesse azioni, non mi allontanavo mai da quello che era diventata una routine. Mi alzavo , mi facevo una doccia , mi lavavo i denti e rifacevo il letto. Fatto questo mi sedevo davanti al computer per ore ad osservare le sue foto, le nostre foto, o a scrivere poesie di un triste amore o di un triste cuore.

Gli amici tentavano di tirarmi su, di farmi sfogare, addirittura di farmi ridere. In alcuni giorni stavo meglio, ma in altri stavo talmente male da non smettere di piangere e mi nascondevo nella mia stanza che lentamente si era trasformata nel mio guscio, nel quale mi rinchiudevo per soffrire. Osservavo quella bacheca ormai spoglia di tutti quei ricordi e quegli oggetti che ci eravamo regalati. Non seppi mai la ragione, la vera ragione, per cui ci lasciammo. Si, qualcosa mi disse, farfuglio velocemente qualcosa del tipo “Discutiamo troppo” ma, sinceramente, ancora non so la reale motivazione di questa separazione.

Il mio cuore già metaforicamente fragile, venne strappato, come fosse di carta. Provai tante volte a dare a me stesso una spiegazione per quella separazione voluta da lei, ma ogni volta qualcosa non quadrava. Dopo qualche tempo smisi di pormi domande e rimase solo la sofferenza, la mancanza e il dolore di averla persa. La vedevo, ogni tanto in giro per quel piccolo paesino, sembrava felice, tranquilla. Forse era meglio così. A quanto pare senza di me era più felice. Commisi un imperdonabile errore. Le dissi una frase irripetibile e questo dilaniò completamente il nostro rapporto. Da allora venni completamente escluso dalla sua vita. Nonostante i miei ripetuti tentativi di scusarmi per quelle parole dette in un momento di rabbia, non volle sentire ragioni. Forse aveva già trovato qualcuno e quindi io ero sacrificabile.

Forse non conoscerò mai la verità o forse un giorno tornerà, ma non credo che arriverò a quel giorno. Troppi forse in una frase sola. Troppe incognite per esse calcolate in equazione equilibrata e stabile. Smisi di uscire e rimasi in casa a dormire o guardare quale vecchio film alla TV. La mia vita si era ridotta a quelle quattro mura che, a dir la verità, non mi stavano così strette come pensavo, mi stavo adagiando. Ogni tanto arrivava qualche messaggio e per la maggior parte delle volte ignoravo. Rispondevo quando ne avevo voglia. Molte cose erano cambiate e molte altre sarebbero cambiate, ma solo una sarebbe rimasta uguale. Lei e l’amore che ancora, a distanza di tempo, nutrivo.

Quando mi lasciò sentii il cuore che si strappava, come un sordo rumore di carta quando viene lacerata. Lento e costante, come fosse quasi temporizzato. Mi tolsi da tutti i Social network e chiusi gli account. Mi volevo isolare e stavo cominciando a farlo. Sapevo che non era la cosa giusta, ma ne sentivo un estremo bisogno. Mi sentivo vuoto. Sentivo che il mio cuore, o ciò che ne restava, stava volando via trascinato da un vento freddo.

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